Berne, in “Ciao e…poi?”, spiega che gli esseri umani tendono a strutturare il proprio tempo in relazione con l’altro per rispondere a tre bisogni:
- bisogno di stimoli o sensazioni
- bisogno di riconoscimento
- bisogno di struttura
per soddisfare i bisogni suddetti l’uomo tende a strutturare il proprio tempo principalmente in sei diversi comportamenti
- isolamento
- rituali
- passatempi
- attività
- giochi
- intimità
Di particolare importanza per il lavoro dello psicoterapeuta è distinguere fra i passatempi ed i giochi. Berne li distingue, anche se non molto chiaramente, quando definisce i passatempi come un modo per conoscere meglio gli altri ed aspettare che il tempo passi in attesa di altro; Berne scrive inoltre che il passatempo può essere un’azione di osservazione che fanno i giocatori prima di iniziare a giocare. I passatempi possono dar luogo a dei giochi, ma non esclusivamente i giochi partono dai passatempi.
Il gioco, invece, viene definito in “A che gioco giochiamo?” come una serie di transazioni ulteriori complementari rivolte ad un risultato ben definito e prevedibile. Sempre nello stesso libro Berne definisce il gioco come “fondamentalmente sleale e la conclusione ha un elemento drammatico e non semplicemente emozionante”.
Lo stesso Berne pensa sia utile rappresentare la dinamica dei giochi grazie al triangolo drammatico di Karpman.
Magrograssi, in “I giochi psicologici in Analisi Transazionale”, dà una sua definizione di gioco che ho trovato molto interessante ed esaustiva e che qui di seguito riporto: “il gioco è una modalità ripetitiva, inconsapevole e riconoscibile a posteriori dai protagonisti, portatrice di sofferenza psichica per i partecipanti. In esso la capacità autoriparatrice della mente umana si mette al servizio del tentativo di riabilitazione della propria immagine svalutata (nel presente soprattutto a se stessi) attraverso un intreccio di azione competitiva e di esercizio di potere. Nel gioco subentrano da parte dei partecipanti modalità di rapporto immature che si manifestano con un’espressione di superiorità aggressiva od oblativa ovvero di inferiorità e sottomissione (triangolo drammatico) favorite dalla manifestazione di emozioni sostitutive, emozioni cioè stereotipate, poco autentiche e non congruenti col contesto reale, che sono caratteristiche ripetitive del copione personale. È un processo circolare e interattivo che attraverso una escalation simmetrica competitiva culmina con emozioni “forti” per entrambi i giocatori”